Emozioni e PsicologiaFormazione

Gestire il cambiamento nella transizione tecnologica

Si parla di ormai da qualche anno. L’innovazione continua è diventata una delle certezze delle nostre vite. Nel mondo del retail abbiamo assistito in pochissimo tempo ad una vera e propria rivoluzione in cui è oggi la parola d’ordine. Le competenze che dobbiamo mettere in gioco per stare al passo con i tempi o anche semplicemente per non annegare, sono sempre più complesse e non si riferiscono solo al “sapere” o al “saper fare”. Siamo tutti chiamati a formarci costantemente, tanto su competenze tecniche quanto su competenze così dette soft perché, come ci è stato detto e come stiamo sperimentando sulla nostra pelle ogni giorno, la relazione con l’altro – sia esso un cliente, un collega o un familiare – è sempre più centrale nel nostro quotidiano e richiede sforzi sempre maggiori.

In questa quarta rivoluzione industriale in cui siamo immersi, appare sempre più evidente quindi che “l’unica costante è il cambiamento”. Nel bene e nel male. Cambiamenti tecnologici in primis, ma non solo. Che sia cambiato il modo di stare in relazione con l’altro e gioco forza con noi stessi ormai lo abbiamo capito da qualche anno. A complicare questa situazione già di base complessa, la pandemia e la guerra ci hanno proiettato alla velocità della luce verso una condizione, di per sé ovvia, che ci mette di fronte ai nostri limiti: l’incertezza del futuro. Come sappiamo, l’uomo per sentirsi al sicuro tende a voler controllare ogni aspetto della sua vita (vedi ad esempio l’urgenza di ritornare alla così detta “normalità”). Ed è proprio questa chimera che rischia di generare grande stress, senso di impotenza, inadeguatezza, paura, smarrimento.

Come gestire il presente, sfruttando le opportunità che il periodo storico ci sta dando?

La mia esperienza suggerisce che una buona direzione da intraprendere, forse la sola possibile, è quella della chiarezza, della consapevolezza e della presenza mentale. Tanto più, infatti, siamo soggetti all’accelerazione alimentata dalla multicanalità, alla necessità (a volte apparente) di dover essere sempre connessi, alla sovrapposizione del tempo personale con quello lavorativo (causata spesso dal telelavoro e lo smart working), alla sensazione di incertezza e di non efficienza, tanto più dobbiamo imparare a fermarci. Fermarci per recuperare energie preziose che ci servono per stare bene e gestire al meglio le nostre relazioni, rallentare per ampliare le prospettive, rivalutare e rinegoziare il nostro presente che ci spinge sempre più lontano da noi stessi e sempre più verso l’esterno. Quindi, in questa grande confusione, come valorizzare il nostro tempo, incredibile bene prezioso?

E visto il periodo dell’anno in cui ci troviamo, come possiamo sfruttare al meglio lo stop e la ripartenza post vacanza?

Ecco qualche suggerimento pratico da portare sotto l’ombrellone e da riportare a casa consapevolmente.

Essere consapevoli

Il primo passo per gestire il cambiamento, sia esso tecnologico, personale, organizzativo o di qualsivoglia natura, consiste nel rendersi conto che di base abbiamo una sostanziale resistenza verso di esso. Il cambiamento spesso ci fa paura. Sviluppare una buona intelligenza emotiva rispetto al cambiamento ci aiuta a comprenderci meglio, a rispettarci, a condividere con gli altri ciò che stiamo vivendo. Iniziamo quindi con il dirci ad esempio: “Sto vivendo un cambiamento e non mi piace per niente. Provo disagio, agitazione e irrequietudine” oppure “Adoro cambiare, non farei altro dalla mattina alla sera! Mi da una grande carica”.

Fermarsi. L’importanza delle pause

Molti di noi tra pochi giorni andranno in vacanza, oppure lo sono già. Ma attenzione! Non serve aspettare le ferie per prendersi delle pause e recuperare energie preziose. Gli studi, soprattutto nell’ambito delle neuroscienze, ci dicono che imparare a staccare la spina è rigenerativo per il nostro cervello. Oggi si parla molto di Mindfulness, di benessere mente/corpo. Senza andare tanto lontano, per iniziare è sufficiente ricordarsi di stacca la testa per pochi istanti più volte durante il giorno e riconnettersi al proprio respiro. Iniziamo mettendo delle sveglie sul cellulare ogni due ore con il semplice invito a “respirare!”.

Farsi delle buone domande

Che si tratti di bias cognitivi, abitudini o meccanismi di difesa, siamo tutti più o meno abituati a giustificare i nostri comportamenti e a difendere con i denti le nostre decisioni. Questo atteggiamento non fa che irrigidirci e invece di vivere come canne al vento tendiamo piuttosto a essere dei piloni di cemento armato. Per iniziare ad ammorbidire le nostre incrollabili certezze, e sviluppare una qualità fondamentale nella gestione del cambiamento, ovvero la flessibilità, può essere utile iniziare a farci qualche buona domanda: questa che vedo è la sola strada possibile? Sarà così per sempre? Perché sto reagendo in questo modo? Quale certezza è in pericolo?

Chiarire il ruolo e attivare lo switch tasking

Lavoriamo da casa e confondiamo il nostro spazio domestico con quello dell’ufficio infilando tra una call e l’altra una lavatrice, il pranzo e la telefonata all’asilo. Lavoriamo in negozio e siamo spesso connessi anche con la famiglia, i canali del retail e la consegna della spesa a casa. Ci spostiamo da un posto a un altro è siamo collegati costantemente con le mail, le chat di scuola e degli amici che vogliano andare a cena fuori venerdì sera. Tanto più il contesto in cui siamo immersi è confuso, tanto meglio dobbiamo capire da quale ruolo stiamo agendo e imparare a darci delle regole. Una grandissima fonte di stress per il nostro cervello è fare tante cose contemporaneamente (avete capito bene, non siamo fatti per il multitasking!) e saltare da un argomento all’altro senza chiudere il compito che stavano svolgendo è deleterio per la nostra stanchezza mentale. Per essere più efficaci ed efficienti quindi facciamo una cosa alla volta e non mescoliamo ruoli e contesti.

Verificare la sfera di influenza

Nella nostra vita viviamo immersi in diverse sfere di influenza. Ci sono situazioni su cui abbiamo un controllo reale e riconosciuto (fare bene il nostro lavoro, fare sport due volte a settimana, ecc.), situazioni in cui abbiamo un’influenza diretta (delegare delle attività, formare una persona, ecc.) ma su cui non possiamo controllare totalmente il risultato, e altre in cui siamo solo coinvolti ma su cui in realtà non possiamo agire attivamente (modifiche nelle strutture aziendali, cambi di personale, pandemie ecc.). Se ci sentiamo sotto pressione o sotto stress e ci sembra di non arrivare mai a nessun punto reale, domandiamoci se forse stiamo cercando di agire su una sfera di influenza diversa dal nostro controllo diretto.

Prendersi il tempo giusto

In un presente spesso smaterializzato come il nostro, l’informazione ci raggiunge in tempo zero. Certamente è un aspetto positivo da molti punti di vista ma facciamo attenzione a non farci sommergere. Quindi impariamo a gestire il nostro tempo e a non farlo gestire dagli altri. Cerchiamo di sfruttare il più possibile il diritto alla disconnessione di cui si parla tanto, di concederci delle vere e proprie pause durante la giornata (lontano dai vari device) e di disattivare le notifiche. Si, tutte le notifiche. Si vive decisamente meglio. Provare per credere!

 

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TAG:
omnichannel,transizione tecnologica,work life balance
Facilita i processi comunicativi e collaborativi, progetta soluzioni per il benessere organizzativo e lo sviluppo dei brand. Si occupa di consapevolezza, comunicazione, empowerment. Lavora come counselor, coach, formatore, consulente per aziende di ogni forma, dimensione e settore.

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