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Il trasferimento del valore nell’era digitale

Il peso del successo

La prima rete Internet si sviluppò sul principio della condivisione della conoscenza. Un sogno che trovò la sua massima espressione grazie al lavoro di Tim Berners Lee che, nel 1989, pose le basi del World Wide Web. L’avvento dei social media e, poi, delle app, cambiò radicalmente lo scenario introducendo dei confini chiusi all’interno dei quali gli utenti potevano effettuare molti tipi di operazioni ma senza, o quasi, possibilità di interazione tra realtà diverse.

Ogni piattaforma social e ogni app hanno come obiettivo di mantenere il più possibile al loro interno gli utenti, raccogliendo tutte le informazioni possibili. L’enorme valore prodotto dal mondo dei social media grazie all’analisi dei big data generati dagli utenti è, di fatto, la monetizzazione del lavoro che svolgiamo ogni volta che utilizziamo queste piattaforme.

Questo meccanismo ha consentito di convertire in valore economico dati apparentemente banali, come una ricerca, un clic su un link, un like o un commento estemporaneo. Man mano che il numero di utenti aumentava, il sistema si è via via sempre più perfezionato sino a diventare ciò che vediamo oggi, un vero e proprio motore economico che, forse, ha raggiunto il culmine del suo sviluppo, per come lo conosciamo oggi.

È proprio la forza del successo dei social media che li sta mettendo in crisi, esponendoli a critiche sulla loro sostenibilità sociale, in un sistema democratico dove la concentrazione di potere in poche mani non può che essere vista con sospetto. Anche il visionario Elon Musk si sta scontrando con le problematiche che la gestione di una piattaforma come Twitter, fulcro della comunicazione istantanea, soprattutto in ambito politico, economico e giornalistico, inevitabilmente comporta.

Alla base di tutto ciò vi è un incredibile trasferimento di valore verso le piattaforme centralizzate dell’era digitale, non solo social. Non a caso, nella top ten per capitalizzazione, ai primi cinque posti troviamo quattro società del mondo digitale (Apple, Microsoft, Alphabet e Amazon, con, al terzo posto, il colosso petrolifero Saudi Aramco).

Un nuovo modello di gestione del valore

Possiamo immaginare un mutamento di scenario a breve? Ora che stiamo capendo il valore dei dati che produciamo nonché, in generale, della nostra privacy, abbiamo alternative per continuare ad essere digitali e social ma senza più contribuire alla concentrazione di potere che abbiamo visto negli ultimi lustri?

I SISTEMI DECENTRALIZZATI

La risposta si chiama sistemi decentralizzati, come i fediversi, di cui Mastodon è attualmente il prodotto più noto. Accanto a questi vi sono i sistemi distribuiti, basati su blockchain, come Steemit, che rappresentano l’ultimo stadio evolutivo delle piattaforme digitali dedicate alla condivisione.

Non solo, grazie a progetti come BAT (Basic Attention Token), basato sulla Ethereum, si sta diffondendo un nuovo modello economico fondato sulla pubblicità, che rimane un motore economico essenziale anche in questi nuovi sistemi.

Di cosa si tratta esattamente?

Di modificare il classico modello dove l’azienda che desidera diffondere un messaggio compra spazi pubblicitari da una concessionaria che lo diffonde in un network di canali mediatici, dove oggi la rete Internet rappresenta l’attore principale. Il flusso economico esclude il vero protagonista dell’intero processo: l’utente finale della comunicazione pubblicitaria che, in cambio della sua attenzione, riceve solo un’informazione che raramente è davvero di suo interesse.

Con piattaforme come BAT, grazie soprattutto all’accordo stilato con Brave (un browser che ha la privacy al centro della sua missione e che integra un wallet BAT nel quale confluiscono automaticamente le ricompense generate dalle interazioni dell’utente), il processo cambia radicalmente, il principale beneficiario diventa l’utente finale che, per la sua attenzione, riceve un compenso economico preservando la privacy. Inoltre, i creatori di contenuti e i loro editori incassano ricavi pubblicitari, contributi degli utenti e mance.

Chiunque può diventare un creator associando all’ecosistema pubblicitario Brave Rewards un profilo Twitter, YouTube, Vimeo, Reddit, Twitch o un qualunque sito web al quale si ha accesso a livello di domain directory.

Va detto che, in Italia, gli utenti sono ancora davvero pochi ma, come spesso accade quando si parla di innovazione tecnologica, potremmo assistere a una crescita molto rapida, direttamente proporzionale alle crescenti perplessità che serpeggiano nella sfera dei social media centralizzati.

Il Web 3.0, anche detto Internet of value, è già qui e sta aprendo nuovi orizzonti, grazie alle blockchain che consentono il trasferimento di valore in modo sicuro e via via più semplice.

Siamo ancora agli inizi e non mancano le incognite di questa nuova straordinaria fase di Internet, dobbiamo impegnarci a studiare e sperimentare i nuovi strumenti per non farci sopraffare dal cambiamento. Intanto, ho collegato il mio account Twitter a Brave Rewards e sono diventato un creator certificato 🙂

 

Img: WorldSpectrum from Pexels

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TAG:
Blockchain,fediverso
È Innovation Manager, Presidente dell’Ass. Italiana Sviluppo Marketing, (https://www.aism.org) nonché Chief Advisor del LabDEC, Laboratorio di Finanza Decentralizzata e Blockchain presso la SAA – School Of Management dell’Università di Torino. Docente a contratto dal 1996 presso il Politecnico e l’Università di Torino, svolge attività di divulgazione sui temi dell’innovazione e del marketing.

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