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Dove vanno i mercati tra fashion e design

a cura di Progettomenodue

Il Salone del Mobile è ai blocchi di partenza.

Tra un mese, a Milano, si svolgerà la più importante fiera a livello mondiale dedicata al design. 

Ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo partecipano ai numerosi eventi in programma. In particolare quelli del Fuorisalone, nato nei primi anni Ottanta e diventato col tempo una manifestazione quasi parallela, che coinvolge gli ambiti più disparati: tecnologia, automotive, arte moda e food.

Di fatto è diventata la vetrina più prestigiosa sia per realtà emergenti che per nomi già famosi.

La sensazione che si prova è di trovarsi nell’ombelico del mondo, un autentico think thank dove i cosiddetti ricercatori di tendenza si muovono tra un quartiere e l’altro per scovare le ultime novità.

Ma come nasce un trend? Perché in un determinato momento tutti portano un certo tipo di pantaloni e decorano le case con certe finiture? O in vetrina si vedono sempre gli stessi elementi?

A volte, ci sono tendenze che esplodono in pochissimo tempo ma, come nascono velocemente, altrettanto muoiono. Altre, invece, rimangono in sordina e sono solo le le aziende di trend scouting a percepirle, anche con due anni di anticipo. Prima sono accenni, che diventano via via più marcati fino a diventare fenomeni globali che coinvolgono una vasta gamma di settori.

Da designer per il retail, per noi, è fondamentale riuscire a intercettare queste novità: i brand vogliono essere al passo coi tempi e comunicare in maniera attuale coi propri clienti.

Sicuramente, durante la prossima Design Week, saranno di tendenza questi macro-temi:

  • L’intelligenza emozionale
    • La biofilia
    • L’empowerment personale in particolare quello femminile

Il filo rouge è uno solo: l’essere umano.



Secondo il Word Economic Forum l’attenzione per esso sarà la chiave di volta per la quarta rivoluzione industriale.

Progettare basandosi su cosa pensa l’uomo e, soprattutto, su cosa prova sarà alla base di tutto: future is feeling.

I designer dovranno concentrarsi anche sul dare un’anima alla tecnologia perché come gli esseri umani stanno diventando sempre più di digitali, così la tecnologia dovrà essere in grado di umanizzarsi, replicandone emozioni, imperfezioni e capacità.

Il processo sarà simbiotico perché i confini tra digitale e reale diventeranno sempre più labili.

Replika, ad esempio, è un chatbot dove l’intelligenza artificiale è in grado di imparare e mimare le espressioni dei suoi utilizzatori.



O Moodo, un diffusore di essenze smart, capace di captare gli stati d’animo e diffondere aromi che assecondano o leniscono l’umore del momento.



Le personalità artificiali si alterneranno a quelle in carne e ossa: già tre anni fa, Louis Vuitton utilizzò come sua testimonial Lighting, eroina di Final Fantasy.

Lil Miquela è una celebrity da 1 milione e mezzo di followers su Instagram. Nei suoi post la vediamo mentre mangia un gelato, ad un evento stampa, sul divano di casa.

Lil Miquela: The Digital Avatar Instagram Influencer

Cosa ha di particolare? E’un avatar.

L’interesse per le esperienze immersive crescerà, portando i designer a testare anche il potere dei sensi: allo scorso salone del mobile, Sony aveva presentato lo show Hidden Sense, dove oggetti di uso quotidiani erano stati modificati per una loro fruizione interattiva.

Di recente, è salita alla ribalta la notizia dell’artista Marina Abramovic e della sua prossima performance che avrà luogo a Londra nel 2020. Il suo corpo sarà caricato di corrente elettrica, aggiungendo energia sufficiente per essere in grado di spegnere una candela puntando semplicemente il dito su di essa.

Marina Abramovic

All’estremo opposto, la tendenza di adattarsi ai ritmi del corpo si sta già evidenziando nello store design: dagli spazi commerciali con musica ad alto volume, video wall e luce sparata, i nuovi negozi vengono progettati come dei santuari. Minimal, puliti, con display non invasivi, dalla luce calda e naturale.

Il punto vendita diventa quindi uno spazio in cui rilassarsi e riprendere fiato, tutto giocato su linee morbide e colori eterei.

Saranno prediletti format più piccoli, le grandi metrature risulteranno dispersive e caotiche. Con meno spazio per esporre il prodotto, i retailer dovranno fare uno sforzo ancora maggiore per catturare l’attenzione, ma potranno rispondere in maniera più mirata ai bisogni del consumatore.

Ikea e Nordstrom stanno già sperimentando questo tipo di strategia che permette loro di aprire negozi anche in centro città.

La possibilità di rallentare è il nuovo lusso: si sta assistendo ad una vague nostalgica per i tempi in cui tutto scorreva più lentamente e il design comincia a dare le prime risposte.

Strumenti che favoriscono l’attesa e lo slow down come Gudak, un’app dello studio coreano Screw Bar.



Ispirata alle macchine fotografiche Kodak, l’applicazione aggiunge un minuscolo obiettivo alla fotocamera del cellulare e non mostra le foto finché non sono “sviluppate” e, per farlo, ci impiegano tre giorni. Ciò conferisce un maggior valore agli scatti (come si faceva una volta) e una gratificazione non immediata, ma più esaustiva.

Anche il settore del turismo dovrà adattarsi alla voglia di lentezza; dovrà essere in grado di fornire soluzioni a contatto con la natura, tour a piedi o in località inusuali, lontani dalla folla.

E il legame con la natura è alla base di una nuova parola che si sente sempre più spesso.

Con biofilia si intende l’innata tendenza dell’essere umano a entrare in connessione con la natura. Incorporare elementi naturali nello spazio abitativo o lavorativo porta benessere e produttività. Le piante, per i designer biofilici, non sono semplici ornamenti ma migliorano il nostro stato di salute, assorbendo inquinamento e polvere. Legno, ceramica e fibre naturali saranno proposti nei prossimi anni dagli interior designer. Artificiale e naturale si fonderanno nuovamente, dando vita a materiali altamente tecnologici ma identici a quelli organici per forma e finitura.

E infine sarà importante la consapevolezza di sé, delle proprie azioni e del far sentire la propria voce. Soprattutto per le donne.

Dopo decenni di diktat su canoni estetici unilaterali, i brand dovranno essere in grado di dimostrarsi inclusivi proponendo nuovi modelli di femminilità, collezioni no gender e body positivity.

Alcune aziende di moda hanno già cominciato a lanciare questi messaggi scegliendo testimonials come Winnie Harlow, top model con la vitiligine, o Lea T, prima modella transgender a sfilare in passerella.

Winnie Harlow

I prodotti acquistano così valenza simbolica e sociale perché sfidano tabù e pregiudizi.

I lavori creativi, a volte, vengono considerati frivoli, ma è grazie ad essi se i cambiamenti avvengono passo passo e si diffondono fino a diventare pensiero mainstream.

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