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La felicità secondo Illy. Il rilancio del paese in un libro

Andrea Illy alza l’asticella, vuole bene al nostro claudicante Paese, ne vede ricchezze e potenzialità. Soprattutto attraverso una narrazione positiva, ma non per questo ingenua o irreale.
E così il volume del «chimico umanista», presidente di illycaffè e della Fondazione Altagamma (Italia Felix. Uscire dalla crisi e tornare a sorridere, Piemme, euro 18,50, pp. 228), frutto di una conversazione con il giornalista Francesco Antonioli, diventa una sorta di manifesto politico ed economico nel senso più alto del termine.


Il valore della

Otto capitoli, uno dei quali dedicato ai Millennials, un ragionamento ad alta voce su economia, finanza, scuola e «mappe per il futuro», approfondimenti sulle scienze più avanzate e cultura classica. Con una innervazione civica costante: l’impegno per il bene comune. Innesco inedito è il tema della felicità: «Parlarne è importante», secondol’imprenditore triestino, impegnato da tempo a sostenere il World Happiness Report. «È sempre utile per me, può esserlo per chiunque. E il fine ultimo della felicità è l’altruismo: va condivisa. Troppo ottimista? No, tutt’altro. La felicità si declina in tante virtù. E deve diventare un buon ingrediente civile del nostro modo di vivere. È “utile” ciò che comporta la maggior felicità del maggior numero di individui».

I doveri dell’industria

Si tratta di un invito forte alla corresponsabilità: di tutti, dal semplice cittadino al decisore pubblico, per dire che la «la felicità è sia un diritto sia un ». Sprovveduto? Naïf? Fortunato? «No», insiste Andrea Illy. «Vuol dire, al contrario, essere consapevoli delle nostre capacità e delle nostre potenzialità. E l’Italia ne ha tantissime. Per uscire dalla crisi e tornare a sorridere». Il volume – passato tra l’altro al vaglio preventivo di docenti come Mario Noera, Domenico De Masi e del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco – mette in primo piano i doveri dell’industria, che deve essere attenta allo sviluppo del territorio, all’impatto sociale, alla centralità delle relazioni. Quasi un appello alla formazione di classi dirigenti che sappiano guardare lungo.

L’importanza di un no (oltre la cultura del no)

Guai, dunque, agli interessi particolari o alla cultura del no. «Intendiamoci», spiega l’mprenditore del caffè «Saper dire “no”, in campo educativo e non solo, è molto importante. È dannoso il no a prescindere che diventa egoismo: il no a un’opera pubblica utile, per esempio. Dobbiamo coltivare al meglio i nostri talenti e metterli a disposizione degli altri». Nel volume racconta ad Antonioli, nel dirsi contrario alla logica «nimby» (not in my backyard, non nel mio giardino), che preferisce tenere sul comodino il Candide di Voltaire, proprio perché invita – nel proprio giardino – a coltivare talenti da mettere a disposizione degli altri. E dunque: infrastrutture, via della seta, immigrati gestiti con buon senso e messi a risorsa.

Ritorno a Walt Disney: «Se puoi sognarlo, puoi farlo»

Osserva il governo giallo-verde, ma nel volume – chiuso a fine estate – non si esprime se non dicendo, appunto, che «osserva». La domanda rimane: potremo tornare a sorridere e uscire dalla crisi? «Noi adulti – conclude Illy – dobbiamo trovare buone motivazioni per dire soprattutto ai giovani, ai nostri figli e ai nostri nipoti: vi vogliamo bene, restate in Italia perché merita. S’inizia anche imparando a “raccontare” l’Italia delle eccellenze, della gente che fa bene. Ce n’è molta di più di quanto non immaginiamo. Si costruisce una «Italia Felix» partendo da qui: valorizzando il bello e il buono. Che cosa diceva un grande come Walt Disney? «Se puoi sognarlo, puoi farlo».

 

Curated from La felicità secondo Illy

 

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