Interviste

Sfide. Un’intervista a Luca Bianco

Cosa si intende per sfida dal punto di vista della cultura aziendale? Può una sfida diventare il motore per una sana competizione e la crescita di un team verso obiettivi misurabili e condivisi? Lo abbiamo chiesto a Luca Bianco, senior consultant Cavalieri Retailing.

 

Cosa si intende per sfida e logica delle sfide?

Per sfida, intendendola nel suo senso più ampio, si intende un’attività di misurazione attraverso qualsiasi tipo di competizione, dove il più delle volte ci si confronta con gli altri, ma anche con se stessi. In uno scenario come quello aziendale, fatto di obiettivi, e di una strada non sempre in discesa, è formativo orientarsi su una strategia di questo tipo. Il desiderio di instaurare una sana competizione nella rete aziendale, permette di poter potenziare in maniera costante i livelli di concentrazione e di motivazione dei dipendenti, che fisiologicamente sono soggetti a continui aumenti e cali.

La sfida presenta una duplice funzionalità: da un lato permette di concentrarsi e di svolgere un’automisurazione di se stessi. Poter analizzare i risultati accumulatati in periodi precedenti e confrontarli con quelli attuali aiuta a prendere visione sugli andamenti personali e collettivi.

Dall’altro lato invece, consente di cercare e trovare un confronto con i propri “avversari” innescando una gara per verificare chi sia il più efficiente.

In qualsiasi caso, la logica delle sfide è in grado di mantenere dei livelli motivazionali elevati, perché sprona qualsiasi persona che venga coinvolta a dare il meglio di sé, in quanto nessuno gradisce l’ultima posizione in classifica.

Quali sono i valori che vengono presi in considerazione per valutare l’operato di un dipendente?

Ovviamente tutti i valori che possono essere presi in considerazione in questa fase, sono determinati sulla base di obiettivi fissati precedentemente dall’azienda.

Generalmente, i valori possono essere scissi in due macrocategorie: sulla base di fattori quantitativi come ad esempio, l’attrattività, ovvero il riuscire a far convogliare il maggior numero di persone nel punto vendita, la capacità poi di convertire questo numero in capacità d’acquisto, la fidelizzazione ecc. L’altra macro categoria rappresenta invece gli aspetti qualitativi, che sono dedotti da attività come “challenge” o “mystery client”. Quest’ultima viene particolarmente utilizzata proprio nell’ambito della sfida, offrendo istantanee reali del negozio. Per quanto riguarda “challenge” invece, componendosi di un insieme di sfide mirate, limitate nel tempo e vicine fra loro, danno la possibilità a tutti coloro che non spiccano in una determinata gara di potersi rifare in quella successiva proprio per questa loro particolarità di essere circoscritte nel tempo, e quindi mantengono alta la volontà di impegnarsi per raggiungere i primi posti.

Come incide questa metodologia sul lavoro del singolo dipendente? E in che modo questo, si riflette sul lavoro complessivo di tutto il team?

Nella logica delle gare, la grandezza del gruppo di lavoro incide particolarmente sull’andamento di quest’ultimo. Il dipendente che partecipa ad una sfida in un gruppo composto da un numero di persone limitato avrà un livello di ingaggio maggiore. Infatti, in questo tipo di composizione, il senso di responsabilità e di volontà trionfare, viene avvertito con maggior enfasi. Si sente dunque, l’esigenza di far bene, di cercare il meglio, innescando dinamiche interne positive quali: l’aiutarsi l’un l’altro e il motivarsi a vicenda.

 

Questa metodologia può essere applicata indifferentemente a diversi settori?

La strategia delle sfide è molto versatile, in quanto può essere applicata in qualsiasi realtà aziendale. Sarà necessario variare solamente gli indicatori sulla base della merceologia e del canale di distribuzione (GDO, flagship, outlet ecc.)

 

Quale opportunità vengono fornite nel medio e lungo periodo alle aziende che decidono di intraprendere questo percorso di crescita interna?

Si possono delineare sicuramente due opportunità principali: il monitoraggio, che permette di individuare eventuali criticità dove, se presenti, effettuare azioni di correzione e controllare successivamente se quest’ultime sono andate a buon fine. L’ azione del monitoraggio ridà all’azienda una costante immagine di se stessa aggiornata, stimolandola ad un continuo miglioramento, non soltanto nel singolo punto vendita, ma nell’intera struttura.

Il secondo vantaggio è di creare e mantenere un alto livello di ingaggio in tutti i partecipanti. I dipendenti vengo stimolati, motivati, sentendosi responsabili personalmente dei successi aziendali.

Nella realtà odierna effettuare una semplice formazione non è più sufficiente, occorre lavorare sui singoli scenari per poter raggiungere gli obbiettivi desiderati.  

 

 

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