Store managementStrategie

TIM: la store location parte dall’analisi del territorio

Negli ultimi anni, l’elaborazione dei Big Data generati sul territorio è diventata uno dei fattori chiave per le aziende del retail che vogliono capire dove posizionare i propri store.

D’altra parte, la scelta della location è cruciale nel decretare il successo o meno di uno spazio di vendita. Studiare il territorio significa conoscere le persone che ne fanno parte e lo vivono ogni giorno come una comunità di clienti potenziali ai quali potersi rivolgere. Per un brand che abbia intenzione di aprire un , il discorso è lo stesso, perché i Pop-up Store necessitano la scelta di location particolari, e ciò si può realizzare solo previo uno studio accurato del territorio.

Desiderosi di saperne di più, abbiamo chiesto al nostro partner TIM Enterprise – la nuova business unit del Gruppo TIM dedicata alle grandi aziende e alla PA – di fornirci una prospettiva più approfondita della questione. L’azienda accompagna da tempo i propri clienti in questo tipo di analisi, che si configurano come una vera e propria lente d’ingrandimento sulla popolazione che frequenta una determinata zona, nel pieno rispetto della privacy degli utenti.

Grazie all’analisi dei dati, TIM Enterprise può stimare il grado di affollamento di ogni area e capire quali sono le fasce di età maggiormente rappresentate, da dove vengono i presenti, quali sono i principali interessi espressi sui canali social dagli utenti di quella zona.

Inoltre, focalizzandosi sull’essenza dei temporary store, è fondamentale l’analisi comparativa dei dati per stagionalità, in modo da identificare i periodi dell’anno in cui l’apertura del punto vendita può risultare più prolifica.

Tutte queste informazioni aiutano di certo le aziende a conoscere meglio il territorio e pianificare in maniera più consapevole gli investimenti.

Analisi del territorio: si parte da target e obiettivi precisi

Come in qualsiasi analisi di business, bisogna avere sempre molto chiaro l’obiettivo che si intende perseguire, oltre che il target di clienti in gioco. L’analisi dei dati che provengono dal territorio può infatti fornire risposte diverse al variare di questi due fattori. Facciamo alcuni esempi legati al mondo del retail:

  • Chi gestisce un grosso centro commerciale può essere interessato a studiare la sua capacità di attrarre utenti in base alla regione di provenienza. Pago di simili dati, gli sarebbe possibile valutare azioni di marketing che raggiungano i residenti di quelle regioni limitrofe. Uno studio del genere potrebbe anche essere volto a individuare da quali nazioni provengono i visitatori esteri, così da adeguare le proposte dei negozi in base ai target più rappresentati.
  • Dati simili possono essere sfruttati da realtà molto differenti dai centri commerciali, ad esempio catene di alberghi o di aziende di Fast Food, ognuna delle quali ha obiettivi diversi e segmenti diversi di clientela da accontentare.

Questo ci fa capire come l’analisi del territorio non possa prescindere dall’identificazione precisa degli obiettivi alla base dell’analisi.

Monitorare i clienti lungo tutTo il customer journey: i benefici

Il monitoraggio del Customer Journey aiuta i retailer che vogliono approfondire come massimizzare la conversion rate, perché consente di individuare alcuni degli elementi che potenzialmente portano i consumatori a concludere o no un acquisto.

TIM Enterprise propone diversi servizi incentrati sulla customer journey che supportano i retail in una molteplicità di mansioni, come ad esempio l’integrazione tra strategie di marketing digitale e offline, rispondendo così alle esigenze “omnichannel” dei consumatori finali.

Altri benefici evidenti si ricollegano alla classificazione puntuale del target di riferimento e soprattutto all’opportunità di valutare la qualità complessiva dell’esperienza che i clienti ricevono nei punti vendita.

Retail Data Analysis: un tool per creare esperienze di acquisto uniche

La Retail Data Analysis consente di modulare l’esperienza dei consumatori sulla base dei loro comportamenti fisici e “virtuali”: i siti web visitati durante la permanenza in negozio, i tempi di permanenza nei diversi reparti, il tempo impiegato a finalizzare gli acquisti online sono tutte informazioni che, se opportunamente sfruttate, abiliteranno il retailer a migliorare l’esperienza di acquisto dei propri clienti.

Conoscere le abitudini e la propensione all’uso del digitale dei clienti è anche un fattore che può spingere i retailer a investire ancor di più in soluzioni innovative, ad esempio quelle di Virtual Reality all’interno degli store. Soluzioni che contribuiscono a creare un’esperienza immersiva tale da persuadere il cliente finale a volerla ripetere in futuro.

 

 

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store location,temporary shop
Senior Retail Consultant di Cavalieri Retail, è riferimento nell’ambito visual merchandising e store communication. Dal 1997 ha collaborato con le principali Aziende che operano nel retail per sviluppare progetti marketing finalizzati al potenziamento della identità visiva dei Brand. Trainer di moduli formativi che declinano le linee guida dei processi operativi retail, nei principali settori merceologici presenti nel mercato. Docente di master specialistici nelle principali Business School e Università italiane.

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