Food & Beverage

Non esiste la dieta ideale ma quella personalizzata: intervista a Silvia Piacentino

Al giorno d’oggi, l’interesse da parte delle persone nei confronti del cibo è molto forte. L’attenzione verso un’alimentazione sana ed equilibrata ha finito per influire enormemente sulle nostre decisioni di acquisto, mediate come sono dalla consapevolezza di essere molto più informati, colti e consapevoli di quanto lo fossimo in passato. Sempre più spesso le persone verificano la provenienza degli alimenti, in una ricerca costante di cibi di qualità e dai valori nutrizionali alti. Mangiare bene permette di condurre uno stile di vita sano, aiutandoci a mantenerci in salute e a mantenere una condizione di benessere. Viceversa, un’alimentazione poco equilibrata impedisce all’organismo di funzionare al meglio, con il rischio di incorrere in patologie, aumento di peso e basse prestazioni. Ecco perché il discorso intorno alla dieta è particolarmente vivo e popolare ai giorni nostri. Ma qual è la dieta ideale? Da cosa è composta? Quanto deve durare? Stimolati dall’argomento, abbiamo avuto il piacere di parlare con la biologa nutrizionista Silvia Piacentino, che ha saputo darci tanti spunti preziosi in materia.

Che cosa vuol dire nutrirsi bene?

In generale, quando si parla di cibo, siamo tutti condizionati da una serie di sovrastrutture mentali. Queste sovrastrutture possono farci sentire in colpa, ad esempio, se il nostro modo di comportarci al supermercato non è in linea con standard che ci creiamo nella nostra testa, nati in genere dai feedback che provengono dai vari canali di comunicazione. Ad esempio, posso sentirmi in colpa per il fatto che non mangio totalmente integrale o non compro prodotti considerati virtuosi (orzo, farro). Chi mangia la classica pasta al pomodoro è portato magari a pensare che non si stia alimentando bene. È questo ciò che mi arriva dai pazienti che seguo. Viene a perdersi quel concetto di semplicità legata al cibo. In realtà mangiare bene è molto più semplice di quel che pensiamo. Per me l’alimentazione corretta è un’alimentazione dove io porto a casa quelle regole semplici che corrispondono ai bisogni fisiologici del nostro corpo: in primo luogo frutta e verdura, che non devono mai mancare. Poi vi cucio intorno qualcos’altro, ad esempio il piatto unico. La praticità quotidiana ci ha proiettato in una direzione in cui il primo e il secondo non devono mai mancare. Per me, lavorare con il paziente, significa aiutarlo a tornare a scegliere, permettendogli di gestire una complessità di fattori particolari che lo portino a identificarsi in tutta una serie di situazioni. Ecco allora che scegliere diventa un discorso legato all’identità del paziente, a ciò in cui si riconosce. È chiaro che bisogna stare attenti alla quantità, ai condimenti. Anche nella scelta delle proteine, bisogna variare il più possibile.

Cosa può fare oggi la distribuzione dei supermercati e della ristorazione per favorire una sana qualità?

A mio avviso, bisogna cercare di dettagliare ogni prodotto, mettendo in evidenza i suoi ingredienti, oppure un singolo ingrediente, a seconda dell’esigenza particolare del cliente. Non ci si deve fermare solo sulla parte legata alle categorie, ma insistere sul prodotto nelle sue caratteristiche portanti, raccontandone la storia e le origini. Sapere ciò che c’è dietro la filiera influisce molto sulla decisione di acquisto finale. Se noi conosciamo un prodotto ci stiamo già nutrendo in maniera più completa. Ecco perché bisogna essere trasparenti, fornire informazioni complete e dettagliate ed evitare di comunicare messaggi che possano essere fuorviati.

Qual è il rapporto tra alimentazione e benessere psico-fisico?

Sono le ricerche scientifiche a testimoniarlo: l’asse cervello-intestino è pieno di neurotrasmettitori responsabili di far sì che ciò che mangiamo vada a comunicare con il cervello. E quello che noi mangiamo incide tantissimo a livello psicologico. Non smetterò mai di dire che noi siamo ciò che introduciamo nel nostro corpo. Ecco allora che l’alimentazione diventa un allenamento, un lavoro di disciplina che può trasformarsi anche in una forma di dipendenza. Se io continuo a dare al mio cervello un certo tipo di stimoli, instauro un meccanismo che non si limita alla volontà, all’essere bravo a portare avanti una dieta, ma che è simile a quello delle droghe. Diventa una dipendenza nella ricerca alimentare.

Possiamo adottare una dieta equilibrata anche solo con l’eliminazione di alcuni alimenti che magari per scelta etica non siamo più propensi ad assumere come in passato?

Certamente! Possiamo avere un’alimentazione bilanciata: le proteine vegetali, ad esempio, combinando gli alimenti senza escludere niente, possono permetterci di trovare un equilibrio. Io sono favorevole a poterla sostenere. Una pasta ai legumi è un piatto unico e completo. Io sono favorevole al fatto di poterla sostenere come tipo di dieta. Per assurdo, può avere più carenze un onnivoro che un vegetariano. Naturalmente bisogna monitorarsi con costanza e mangiare bene. L’importante è creare un equilibrio, variare. E le proteine vegetali possono aprire la strada anche a un tipo di alimentazione che tenga conto dell’importanza della sostenibilità. Del resto, quello della sostenibilità alimentare è un mondo che si sta evolvendo ed espandendo sempre più. E mi colpisce in positivo il fatto che le nuove generazioni, che si affacciano al mondo dell’acquisto, sono sempre più attente e consapevoli a queste tematiche.

Se dovessi immaginare il cibo del futuro?

Amando visceralmente il cibo, non voglio immaginarmelo in pillole. Però sono apertissima all’introduzione di nuove fonti edibili. D’altronde, la sperimentazione fa parte dell’educazione alimentare. In ogni caso, spero di non immaginarmi un futuro troppo diverso da quello di oggi, ma mi auguro che ci sia un’attenzione particolare all’ambiente e soprattutto agli sprechi.

Visto che l’ostacolo più grande nel rivolgersi a un nutrizionista è la consapevolezza: come potresti aiutare una persona che non ha ancora preso il coraggio di farlo?

Mettendomi dall’altra parte, accogliendo cioè il punto di vista del paziente, la sua prospettiva. Adatto in altri termini la comunicazione sulla base dell’esigenza del singolo. Certo, ci vogliono le regole, ma è necessaria anche una strategia personalizzata, spesso a lungo termine. Un buon consiglio che mi sento di rivolgere a chi legge è di imparare a volersi bene, a prendersi cura di sé e condurre una vita sana. E poi rivolgersi a dei professionisti qualificati. Vedo purtroppo molti casi di persone che si rifugiano in diete che promettono risultati stupefacenti in poco tempo, persuase che possa esistere una soluzione facile, magica, che devii dalle regole di una strategia corretta e faticosa. Purtroppo, la correttezza e la normalità spaventano, perché vengono comunicate male.

Trovare dunque un equilibrio nella propria alimentazione e avere accesso a informazioni complete sui prodotti, sono gli elementi indispensabili per aiutare le persone a vivere il proprio rapporto con il cibo in maniera sana, appagante e consapevole.

 

Img: Steve Pb from Pixabay

 

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TAG:
alimentazione,dieta,nutrizione
Riferimento nei progetti food e distribuzione moderna di Cavalieri Retail. Studiosa di trend di mercato e di innovazione nei processi retail. Da anni si occupa di progettazione e formazione in ambito aziendale.

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