È già stata ribattezzata «quarta rivoluzione industriale» e negli ultimi anni è stata causa di apprensione tra chi teme di vedere il proprio lavoro sostituito da una macchina. Ma la storia si ripete e, come in passato, l’evoluzione delle tecniche di produzione potrebbe avere l’effetto di creare molti più posti di lavoro di quanti non se ne perdano. Ne sono convinti i responsabili delle risorse umane e i top strategy executive di 12 industrie e 20 economie sviluppate ed emergenti (che insieme rappresentano il 70% del PIL globale), sulle cui analisi si basa lo studio.
Il futuro è degli scienziati
Più 133 milioni di posti di lavoro entro il 2022: l’evoluzione del mercato del lavoro porterà con sé una grande espansione dei ruoli legati all’information technology. I più richiesti, secondo le proiezioni del Wef, saranno gli esperti di analisi dei dati e gli scienziati, seguiti da esperti in intelligenza artificiale e manager gestionali. A seguire gli sviluppatori di software e i professionisti dei settori vendite e marketing.
A scomparire invece saranno 75 milioni di posti di lavoro, a partire dagli addetti all’inserimento manuale dei dati in sistemi informatici e a chi svolge compiti amministrativi come la gestione delle buste paga e dei libri contabili. Mansioni di facile apprendimento per le macchine che, in un contesto di scalabilità dei costi, più lavorano e meno costano.
Gli straordinari di un robot
In termini di ore di lavoro, oggi il rapporto uomo-macchina è di 71 a 29. Ovvero, solo il 29 per cento del lavoro complessivo è svolto da robot, mentre il 71 per cento è ancora in mano a esseri umani. Ma secondo le previsioni del Wef, entro il 2025 questa proporzione cambierà sensibilmente e il 52 per cento delle ore di lavoro saranno svolte da sistemi automatizzati.
Tra questi, a diffondersi maggiormente saranno i macchinari statici (37%), già molto utilizzati nel mercato automobilistico e aerospaziale, così come i robot di terra (33%), capaci di spostare automaticamente i componenti della produzione all’interno degli stabilimenti. Nel settore dei servizi finanziari e d’investimento si prevede invece la crescente diffusione di robot umanoidi (23%), che grazie all’intelligenza artificiale e alla disponibilità dei big data, sono in grado di fare previsioni economiche e comporre strategie finanziare grazie all’applicazione di modelli statistici.