In che direzione si sta muovendo il negozio del futuro? Fino a che punto l’apporto della tecnologia sarà capace di plasmare gli spazi fisici, adattandoli alle esigenze metamorfiche dei clienti?
L’integrazione sempre più forte tra tecnologia e mondo fisico ha permesso di compiere passi in avanti grandiosi, garantendo di potersi adattare con maggiore facilità alle dinamiche di mercato e al cambiamento delle abitudini di acquisto delle persone. Prendiamo ad esempio i Big Data. Il loro utilizzo consente alle aziende di analizzare in maniera completa e approfondita il comportamento del cliente: come si muove la gente in un negozio, il tempo di permanenza, cosa tocca, dove va, come si comporta. Oltre a questo, un dato da tenere in assoluta considerazione e ciò che in psicologia si definisce “comportamento agito non completato”.
Ogni volta che hai intenzione di compiere un acquisto online, ti metti a fare delle ricerche sul web. Mettiamo caso che, non appena atterri sulla pagina di un sito, navighi e ti dici entusiasta di ciò che hai trovato, ma per qualche particolare motivo decidi di uscire dalla pagina e cercare altrove. Hai scelto di andare avanti, senza concretizzare, senza cioè portare a termine l’intenzione di acquisto che avevi prefigurato di compiere. Questo comportamento “non completato” fornisce una chiave di lettura importantissima sul modus operandi delle persone, perché permette di creare una strategia di business più accurata e precisa.
Il negozio del futuro? Nasce da un intreccio di discipline differenti
In una dimensione di ricerca e sviluppo come quella attuale, l’obiettivo è riuscire a comunicare l’idea che i nuovi spazi di vendita non possono essere più concepiti unicamente da architetti o esperti di retail, ma il negozio del futuro richieda invece ragionamenti e design in un’ottica più scientifica e corale. Serve, in altre parole, un melting pot di competenze aggiuntive, dalla sociologia alla statistica al marketing, che possano contribuire a costruire un’idea di store più completa e innovativa. La tecnologia, in ciò, permette di raccogliere le informazioni necessarie per realizzare tale progetto, partendo dall’uso consapevole dei Big Data.
Il negozio fisico deve a sua volta trovare il modo di intercettare ogni genere di clientela. Ad esempio, c’è chi entra in uno spazio di vendita per cercare ispirazione per un acquisto, e c’è chi invece spera di poter trovare, nello store, del tempo da dedicare a se stesso, in compagnia di uno specialista. Il negozio del futuro dovrà poter quindi soddisfare la richiesta di personalizzazione che i clienti stanno richiedendo con sempre maggiore decisione.
La parola chiave dei prossimi anni è coinvolgimento
Se penso ai prossimi anni, il ruolo degli store fisici sarà quello di porsi come luoghi in cui vivere esperienze interattive e coinvolgenti secondo un’ottica #phygital. Verranno migliorati i servizi esistenti, altri come il live shopping, incontreranno una diffusione più massiva; si lavorerà per ottimizzare la possibilità di provare i prodotti, testandoli direttamente in loco, un po’ come già accade con i camerini virtuali o le celle frigorifere note come “cold rooms”, pensate per permettere alle persone di capire come le giacche da sci possano tenere caldo chi le indossa anche a temperature di -25°.
Il negozio del futuro sarà in definitiva uno spazio esperienziale altamente immersivo, un ambiente ibrido in cui le nuove tecnologie aiuteranno le persone a vivere i prodotti nel modo più appagante e completo possibile, soddisfando la propria sete di informazioni e ottenendo risposte immediate a ogni genere di esigenza. A tale proposito, e proprio in virtù dell’ampiezza del tema trattato, in questo nuovo numero di Cretail abbiamo voluto concentrarci sulla parola Phygital, declinandone ciascuna lettera in un argomento preciso, specifico e legato agli altri da un rapporto di consonanza.
Buona lettura!
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