a cura di Progettomenodue
L’ industria del turismo gode di ottima salute. Secondo i dati dell’OMT (organizzazione mondiale del turismo) il 2018 ha registrato una crescita del 6%. E’ uno dei settori che forse è riuscito a rispondere in maniera più adeguata alle nuove richieste, consapevole del fatto che il modo di viaggiare sia radicalmente cambiato negli ultimi vent’anni.
Dalle classiche agenzie di viaggio che proponevano pacchetti standard e la presenza di un mediatore, con l’avvento di internet si è passati al concetto del viaggio motu proprio.
La possibilità di organizzarsi autonomamente, il digitale e i costi più abbordabili di voli e sistemazioni, hanno di fatto contribuito a creare un nuovo modello di viaggiatore e di viaggio, tagliato su misura di esigenze e interessi personali.
Le destinazioni, come le imprese, devono perciò adattarsi ad essi per essere competitive e offrire esperienze di viaggio significative.
E’ ancora una volta il #design a tenere traccia di questi cambiamenti. I nuovi hotel si contraddistinguono per un ritrovato minimalismo: colori caldi, linee pulite, legni robusti e non trattati che pongono l’accento sull’essenziale e sull’idea di prendersi del tempo per esplorare i dintorni.
Non sono hotel che ambiscono ad essere protagonisti, né sui social né per sé; piuttosto rispondono alla domanda di viaggiare senza superfluo, in località a volte poco conosciute, in grado di rilassare sia il corpo che la mente.
Enso Ago è un hotel a Kyoto che amplifica il concetto di dispersione e di wanderlust: cinque edifici, tutti separati da un tragitto di almeno dieci minuti obbligando di fatto gli ospiti a spostarsi e, nel mentre, imbattersi in un giardino buddista con sessioni di meditazione o corsi di cucina locale.
Sperimentare il silenzio, trovare un rifugio accogliente, una sauna tradizionale e camminare alla scoperta di librerie indipendenti lo si può fare anche nelle grandi metropoli. A New York, lo scorso anno, ha aperto nel Lower East Side Sister City Hotel, un nuovo concept lean luxury di Ace Hotel dove le duecento stanze rifuggono da piscine, lounge opulente e bagni in marmo. Less, but better è il loro claim.
I confini tra interno ed esterno si fanno sempre più sottili: il contatto con la natura e il design green hanno creato nuovi spazi che enfatizzano un lifestyle bucolico, in cui si invita il viaggiatore ad apprezzare la bellezza della natura.
Dal Mandrake di Londra col suo cortile di gelsomini e fiori della passione e un bar che serve cocktail botanici, all’ Habitas di Tulum in Messico, un edificio completamente in vetro che permette una vista a 360 gradi sull’oceano.
O, a pochi chilometri da Cortina, si può prenotare la Starlight Room, una camera in vetro a duemila metri di altezza con vista sul cielo stellato. Una baita moderna, dotata di tutti i comfort: dal letto motorizzato per trovare la prospettiva migliore per ammirare le Dolomiti, alle cuffie con playlist musicale selezionata, alla cioccolata e ai mignon di grappe.
Ultimo arrivato a livello di proposta è il bed&tree, ossia la possibilità di dormire in una casetta sugli alberi.
Già sperimentato con successo in Svezia dove il Tree Hotel offre sei casette di varia forma e dimensione, sospese a quattro metri di altezza. Biancheria e arredamento sono in stile scandinavo. Ogni casetta è stata progettata per essere a impatto zero. Dormirci però non è per tutte le tasche visto che una notte costa circa tremila euro. Che, se fortunati, risultano ben spesi a fronte dello spettacolo dell’aurora boreale.
In Italia, il primo bed&tree è stato aperto a Biccari, in provincia di Foggia, all’interno del parco naturalistico dei Monti Dauni.
Apprezzabile il fatto che sia nato proprio in Puglia, all’interno del festival del turismo sostenibile, in una regione in cui il turismo selvaggio degli ultimi anni ha creato ecomostri e conseguenze devastanti per il paesaggio.
A questa vague minimalista fa da contraltare un’altra estetica in cui colori e forme eclettiche giocano un ruolo fondamentale.
Queste strutture strizzano l’occhio ad una fetta importante di viaggiatori ai quali l’industria del turismo si sta rivolgendo sempre di più: i Millenials.
Generazione che adora viaggiare e che muove circa 180 miliardi di dollari all’anno. E dato che si tratta di persone che stanno progressivamente raggiungendo il picco delle loro entrate, il turismo dovrà essere in grado di offrire esperienze uniche e personalizzate, aldilà delle semplici amenità tipiche di un hotel. Oltre che spostarsi, adorano condividere sui social tutti gli aspetti della loro travel experience. Ecco perché molte sistemazioni sembrano dei veri e propri set fotografici.
Come l’Art Hotel di Ibiza, un trionfo di rosa, ispirato alla Miami degli anni Settanta e al radicalismo di Archizoom. Neon, tropical vibes e carte da parati chiassose riempiono i feed Instagram dei millenials che cercano nel viaggio un’estensione di se stessi: giovani, decisi, connessi e carefree.
Dei veri e propri nomadi, non solo digitali, che ultimamente hanno riscoperto il viaggio on the road. Il motel è infatti una formula che è stata riscoperta ed ha subito un grosso restyling.
Rifacendosi allo spirito della beat generation e caratterizzato da un design nostalgico mid-century, le furono stanze anonime si sono tinte di colori pastello.
Il più gettonato è il Drifter a New Orleans, sorto sulle ceneri di un motel degli anni Cinquanta, oggi super frequentato (e fotografato) per la sua piscina che ospita eventi, foodtrucks con cibo e birre artigianali, in partnership con piccole brewery del posto.
Il turismo rappresenta un settore cruciale per l’economia di molti paesi, ecco perché l’offerta nei prossimi anni dovrà essere elaborata con estrema cura e molto diversificata tenendo conto di tutte le nicchie di mercato.