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Identità e senso di appartenenza: due strumenti per ripartire

È soprattutto nei momenti di difficoltà che troviamo, improvvisamente, il tempo necessario per riflettere e interrogarci su noi stessi. Riflettiamo però anche sul concetto stesso di crisi, quella che oggi sta attanagliando una gran parte del mondo del lavoro nel nostro Paese e, in particolare, pensiamo quali possono essere le per attivarci, individualmente e collettivamente, per uscirne con successo.

Il primo passo è senz’altro quello di chiarire che il significato del termine non è necessariamente negativo. La crisi (dal greco κρίσις -krìsis-, giudizio, decisione) possiamo definirla come il momento decisivo di una situazione che richiede sia un’analisi degli elementi oggettivi della questione, sia una reazione. In questo senso quindi, la crisi va inquadrata come una svolta, non necessariamente come una criticità. Per reagire a qualcosa, devo però, conoscere il problema, conoscere le risorse di cui dispongo per affrontarlo e conoscere le modalità in cui solitamente reagisco. Possiamo poi affermare che la crisi, se da un lato richiede queste tre approfondite , dall’altro sicuramente non prevede immobilismo, passività e rassegnazione, stati in cui invece spesso cadiamo. Risultano pertanto fondamentali, per poter reagire, due ulteriori life skills, che afferisco al campo della nostra Intelligenza Emotiva, ovvero l’autostima e l’autoefficacia individuale. Se non le possediamo, la crisi non solo è oggettiva ed esterna, ma al contempo soggettiva e interiore.

Perché parlare di identità e di senso di appartenenza?

La risposta ci proviene dalla Psicologia Sociale. È emerso infatti che quando la nostra identità personale (ovvero quella dimensione psicologica che ci consente di realizzarci, diventare e restare noi stessi in relazione agli altri, in una data società e cultura) è costruita soprattutto in termini di appartenenza ad un gruppo, siamo più preparati a far fronte alle difficoltà e resistiamo e reagiamo meglio agli svantaggi e agli ostacoli che ci si presentano (Bakouri, M., Staerkl, C., 2015. “Coping with structural disadvantage: Overcoming negative effects of perceived barriers through bonding identities”. – British Journal of Social Psychology, DOI:10.1111/bjso.12102). Il concetto di identità racchiude in sé due dimensioni, una psicologica e una sociologica. Sono proprio gli aspetti più sociologici, ovvero l’appartenenza a una famiglia o a un gruppo, o il nostro bisogno di affiliarci a una collettività omogenea, o ancora, il legame che ci fa sentire parte integrante di un insieme eterogeneo, come una Nazione o un popolo, a consentire in noi lo sviluppo di quelle competenze relazionali basate su empatia e condivisione.

La strategia per la ripartenza

E’ proprio questo quindi il momento per sviluppare e potenziare le nostre competenze emotivo-relazionali, perché in esse risiedono gli strumenti che ci consentono di ripartire dopo un momento di difficoltà imprevista e disarmante. La nostra resilienza, la nostra capacità di reazione come Nazione, si devono basare soprattutto sugli elementi caratterizzanti del nostro popolo. Se è vero che non esiste “l’Italiano medio”, perché fisicamente, culturalmente e storicamente il nostro Paese è caratterizzato da personalità multiformi e geograficamente connotate, è proprio da questa diversità strutturale che nasce la nostra grandezza. Appartenere ad un insieme eterogeneo, ha da sempre favorito la creatività, le abilità inventive, la capacità di assorbire dal confronto tra diversità, la voglia di dare un’immagine uniforme all’esterno, proprio perché questa uniformità di base non c’è. E qual è il minimo comune denominatore allora per farci sentire un tutt’uno, per realizzare che apparteniamo al medesimo nucleo sociale, allo stesso popolo? La nostra Cultura: la cultura letteraria, la cultura contadina, la cultura imprenditoriale, la cultura enogastronomica, la cultura artistica…ogni forma di cultura nella quale noi ci riconosciamo, è il collante della nostra Nazione, che non solo definisce la nostra Identità personale, ma cementa il senso di appartenenza al Paese in cui viviamo.  La forza di un gruppo coeso è data dalla consapevolezza di farne parte e dalla condivisione di valori e obiettivi, che consentono di procedere con determinazione e motivazione a lungo termine. E’ da questi due strumenti che inizia la nostra rinascita, ed è solo grazie ad essi che potremo ripartire senza lasciare indietro nessuno.

 

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competenze,Strategie
Da più di vent’anni libero professionista e consulente aziendale, ha messo a punto il metodo della Formazione Emotivo-Relazionale, volta allo sviluppo dell’Intelligenza Emotiva. Ha pubblicato: “Il cannibalismo dei ruoli. Riflessioni di un Formatore Emotivo-Relazionale” (2016) “La strategia dell’extraterrestre. Capire se stessi e i propri problemi con la formazione 
emotivo-relazionale” (2017); Come coautrice: “L’Italia dei piccoli borghi. Strategie di promozione e comunicazione” (2017) ; “Un’emozione per tutti” Guida Turistica Emozionale redatta dai ragazzi di Premilcuore 
(2016) ; “Emozioni e cultura”, in :Marketing emozionale”, F. Gallucci (2011).

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