a cura di Davide Pellegrini
È possibile sviluppare auto-motivazione nelle persone? Ne abbiamo parlato con il Professor Giuseppe Vercelli, responsabile dell’Area Psicologica di Juventus Football Club.
Negli anni abbiamo assistito all’ascesa di metodologie di empowerment come il #coaching. Oggi queste attività hanno subito una vera e propria inflazione, ma chi come lei viene da studi specifici di settore, come la psicologia e psicoterapia, ne riconosce l’importanza. Cosa vuole dire oggi “motivare” delle persone?
Il concetto di motivazione è stato erroneamente interpretato e applicato negli ultimi anni. Non è infatti possibile motivare una persona, ma è invece possibile creare un contesto che faciliti processi di automotivazione. Va ricordato, infatti, che le cosiddette “iniezioni di motivazione” hanno effetti positivi sul brevissimo termine, ma dopo circa quattro settimane si verifica un decadimento della performance, fino a risultare peggiore della prestazione di partenza. Ne consegue che per ottenere un successo prolungato non conta la leva motivazionale in sé, ma conta la stabilità della stessa. In questi termini, è più appropriato parlare di engagement, piuttosto che di motivazione.
Per quel che riguarda il coaching, rappresenta una procedura di empowerment che si basa sull’autonomia della persona, sul processo condiviso e sul come raggiungere concretamente l’obiettivo, prestando una maggiore attenzione al processo piuttosto che al risultato.
Quali sono le caratteristiche peculiari a un atleta e cosa determina il massimo livello in una prestazione?
La Psicologia dello Sport e della Prestazione si occupa della genialità dell’atleta. L’obiettivo è quello di lavorare su presupposti che siano diversi dal sentito dire o dal buon senso comune. La caratteristica fondamentale di un esperto della materia è porsi nella posizione di professionista specializzato, differenziandosi dagli opinionisti ingenui. Ciò è possibile, ad esempio, utilizzando un linguaggio semplice e concreto che sappia creare potenti immagini mentali, definendo chiaramente gli obiettivi e lavorando in funzione di essi, e infine prestando attenzione più alla procedura che al risultato, lavorando per piccoli passi nell’ottica del miglioramento continuo.
Mi perdonerà la sfacciataggine, ma credo che anche un impiegato, un collaboratore di azienda sia esposto a “prove atletiche”, un allenamento psicofisico volto al benessere individuale e organizzativo. Cosa ne pensa?
Ognuno di noi sta bene quando ha una sfida in atto, qualunque sia la prestazione che sta svolgendo. In questi termini è fondamentale il concetto di flow, lo stato in cui proviamo felicità durante una performance. Il flow si raggiunge quando vi è equilibrio tra il livello di impegno richiesto e quello delle capacità in nostro possesso, condizione nella quale si esprime anche il massimo grado di passione e soddisfazione per quello che stiamo facendo.
Differentemente quando l’impegno necessario è maggiore alle capacità possedute si sperimenta una condizione di stress. Al contrario, quando sono le capacità possedute a essere nettamente superiori si vive una spiacevole sensazione di noia. Lo studio dei sistemi di prestazione ci dice infatti che le persone preferiscono essere riconosciute, piuttosto che essere guidate.
Nell’ambito del coaching, lei ha inventato un approccio, un modello chiamato S.F.E.R.A. Ce ne parla?
Il Modello S.F.E.R.A., riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale e presentato a Marrakech nel 2009, nasce dal lavoro diretto con atleti professionisti, allenatori e preparatori atletici attivi in diverse settori sportivi. Nello specifico, dall’esperienza con la nazionale di sci italiana nella preparazione delle Olimpiadi del 2006. È un modello sia di analisi che di ottimizzazione della prestazione e riunisce in un acronimo i cinque fattori fondamentali di una performance. La Sincronia è la capacità di essere completamente presenti e concentrati su ciò che si sta facendo nel momento della prestazione. I Punti di Forza rappresentano le capacità e le abilità fisiche, tecniche e psicologiche che la persona riconosce di possedere ai fini di una prestazione di eccellenza. L’Energia è l’uso attivo della forza e della potenza, mentre il Ritmo è ciò che genera il giusto flusso nella sequenza di movimento. L’Attivazione, infine, è il motore motivazionale, la massima espressione della passione che permette di superare i propri limiti.
Nell’ultimo periodo, abbiamo anche sviluppato il Coaching Ambientale, che si occupa di ambiente, parte che spesso in un percorso di coaching viene trascurata. Spesso lo si tende a considerare come elemento al di fuori della nostra persona, ma esso partecipa attivamente al raggiungimento degli obiettivi prefissati. In questa nuova ottica, l’ambiente può essere considerato al pari di un atleta che performa rispetto a un obiettivo. Questa particolare procedura è stata sviluppata e ideata insieme all’Arch.Luciano Borello e al dott.Davide Cavalieri.
Lei è responsabile Area Psicologica di Juventus F.C. Quali attività prevede un grande club calcistico per i suoi atleti?
In questo specifico contesto di eccellenza, la Psicologia della Prestazione è applicata in modo trasversale come strumento di crescita, dai giovanissimi alla Prima Squadra. Juventus F.C. è infatti l’unica società italiana a riconoscere e a pensare ai suoi atleti a 360 gradi e non solo in ottica di prestazione. In tali termini, quest’area è intesa soprattutto nei suoi risvolti più educativi e pedagogici, mettendo la persona al centro, e considerandola come tale prima ancora che atleta.
L’attività svolta, che va dai processi comunicativi alla gestione di squadre e staff, si svolge a differenti livelli, sia sul campo che a livello organizzativo.
Giuseppe Vercelli
Psicologo e psicoterapeuta, docente di Psicologia Sociale e Psicologia dello sport presso l’Università degli Studi di Torino.
Studioso ed esperto di psicologia della prestazione umana e delle applicazioni in ambito sportivo, organizzativo e manageriale, ha insegnato presso l’Università Bocconi di Milano e presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino. E’ autore di pubblicazioni divulgative e scientifiche tra le quali i saggi Vincere con la Mente e L’intelligenza agonistica.
Responsabile dell’area psicologica della FISI (Federazione sport invernali ), della Federazione canoa e kayak e della Federvolley, ha partecipato a cinque Olimpiadi come psicologo ufficiale del CONI.
E’ il responsabile dell’Area Psicologica di Juventus Football Club dal 2011.
Dirige il “Centro di Psicologia dello sport e della Prestazione Umana “ dell’ISEF di Torino.