Le favole non inventano nulla, piuttosto permettono di mettere in scena un vissuto.
Una delle storie più intense sul tema della rinascita e del mutamento, è la Favola d’amore che Herman Hesse scrisse e illustrò nel 1922, poco dopo avere scritto Siddharta.
Rileggerla oggi significa fare esperienza dei cambiamenti personali e professionali che ognuno di noi dovrà mettere in atto per affrontare lo scenario futuro.
Nella favola di Hesse, il giovane Pictor giunge in paradiso, un mondo di possibilità, dove tutti gli esseri mutano e si trasformano in fiumi, pesci, nuvole… In quell’infinità varietà, appare a Pictor un magnifico uccello variopinto:
“Dov’è dunque la felicità?” – gli chiede il giovane, e quello risponde: “La felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli”.
Pronunciate quelle parole, l’uccello si trasforma prima in fiore, poi in farfalla e infine in un rubino splendente. Giunge in quel momento un serpente, che incita il giovane ad afferrare il cristallo, grazie al quale potrà scegliere quale forma assumere tra le infinite possibilità che sfilano davanti ai suoi occhi estasiati.
Pictor non ha dubbi: vuole diventare un albero, simbolo di perfezione. Mentre esprime il suo desiderio, però, il rubino inizia una nuova trasformazione e, attratto dalle profondità della terra, è sul punto di inabissarsi in essa. Pictor ha pochi istanti per decidere: afferra la pietra preziosa e chiede di trasformarsi in un albero maestoso, dalle radici profonde e dalla chioma rigogliosa.
Esaudito il desiderio, l’albero Pictor cresce forte, soddisfatto e solido.
Passa il tempo, forse anni, fino a quando Pictor si rende conto che a differenza di tutte le creature che intorno a lui mutano in continuazione, lui non è più in grado di cambiare forma.
Improvvisa e violenta, la consapevolezza della sua staticità lo rende profondamente triste, e la tristezza lo fa invecchiare.
Lo sgomento di Pictor si fa più acuto quando alle sue radici si avvicina una splendida ragazza. Guardandola, Pictor prende dolorosamente coscienza di quanto ha perduto, in quel momento realizza che solo quando ogni trasformazione era possibile, la sua vita gli era sembrata ardente e piena di senso. Imprigionato nella sua forma d’albero, lo struggimento lo scuote e lo rende vibrante, generando un fruscio dal quale la ragazza è irresistibilmente attratta.
Ancora una volta appare l’uccello variopinto, che offre alla ragazza la stessa possibilità offerta a Pictor: un rubino splendente le consentirà di avverare il suo sogno. La ragazza afferra il rubino e chiede di potersi fondere con l’albero. Subito svanisce e diventa tutt’uno con esso, affacciandosi dal suo tronco “come un robusto giovane ramo che rapido s’innalza verso di lui”.
Magicamente, nel momento in cui l’unione si realizza, la trasformazione riprende il suo corso. Pictor si rinnova, non è più un albero vecchio e immutabile, diventa altro da sé, una nuova creatura, Pictoria. Raggiunta la libertà di una perenne trasformazione, Pictor ottiene la felicità generata dalla tensione della vita in un campo di forze antagoniste.
“Incessantemente il flusso fatato del divenire scorreva nelle sue vene, perennemente partecipava della creazione risorgente ad ogni ora”.
Nel fondamentale saggio “Il narratore”, Walter Benjamin ci avverte:
“Non c’è nulla che assicuri più efficacemente le storie alla memoria di quella casta concisione che le sottrae all’analisi psicologica”.
Seguiremo il suo consiglio ed eviteremo di appesantire la ricchezza della Favola d’amore con considerazioni che preferiamo lasciare alla sensibilità e all’esperienza di ogni lettore.
E a chi pensa che una favola d’amore non possa essere di utilità per affrontare una realtà densa di minacce, ricordiamo le parole del suo autore, che a ridosso della Prima Guerra Mondiale, durante la quale le pene vissute lo portarono a rasentare la follia, scrisse:
“Da lungo tempo non sarei più in vita, se nei periodi più duri della mia esistenza i primi tentativi di pittura non mi avessero consolato e salvato”.
Non va dimenticato, infatti, che Hesse illustrò personalmente la Favola d’Amore, considerando le immagini come parte integrante della narrazione.
Andate a cercare questo piccolo capolavoro.
Leggete, guardatelo.
Fatene esperienza.
Foto di Uzunov Rostislav da Pexels