Generazioni

La moda come fenomeno sociale

La moda è un concetto affascinante poiché contiene tutto ed è l’opposto di tutto ed è questa tesi/antitesi che la rende viva e le permette di evolversi.

La moda fa parte del nostro quotidiano e appartiene a tutti senza esclusioni, perché vestire il proprio corpo è un’azione intrinseca all’umanità.

La moda è frivolezza, ma è anche simbolo di una cultura e luogo di rivendicazioni sociali: utilizzare il corpo vestito come mezzo per lottare e per ottenere dei diritti.

Tra le diverse generazioni si può notare un cambiamento dal punto di vista economico, che ha influito sull’approccio al modo di vestirsi di scegliere abiti e all’educazione al comprare.

Le aziende promuovono inclusione, diversità, attenzione ai temi sociali, ma sono temi che tutt’ora non si sono ancora del tutto radicati nella nostra società.

Generazioni e stile

La GenZ è sicuramente in grado di trainare l’industria della moda e di influenzare i nuovi trend, che mutano di pari passo con il gusto personale. Secondo alcuni studi, la GenZ corrisponde ad oltre 2 miliardi di persone nel mondo che, in termini di spesa, si traduce in un valore di circa 44 miliardi, ma soprattutto è emerso che i nati tra il 1995 ed il 2010 rappresentano attualmente il 40% dei consumatori globali.

Per tale motivo, i brand monitorano costantemente i gusti e le esigenze della generazione più chiacchierata, che ha un’influenza significativa sul fashion system, decretando cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, acquistando o ignorando. Tutto ciò perché la GenZ non funge solo da destinataria ma anche da mittente dei nuovi stili, usando piattaforme social come TikTok e Instagram per dettare tendenza attraverso like, commenti e condivisioni.

In media, la Gen Z trascorre 4,6 ore online ogni settimana a esplorare le nuove tendenze e valutare nuovi brand da cui acquistare e l’82% dei giovani crede che le aziende dovrebbero rappresentare diversi corpi, culture ed etnie.

Nell’ultimo decennio si sono diffusi numerosi tipi di aesthetics, complici non solo le realtà della moda ma anche film e videogame che sfociano nella cultura pop, fatta di momenti virali e meme. Addirittura, esiste un’enciclopedia digitale, sempre aggiornata, per raggruppare tutte le estetiche generate dai social. Questo fenomeno è riassumibile con il termine collettivo di “Internet Aesthetics”, che include riferimenti alla cultura di Internet e ai suoi linguaggi visivi.

Parlando di trend, tra i più popolari e recenti si posiziona il Cottagecore, che idealizza uno stile di vita semplice e pastorale in totale armonia con la natura: gli abiti presentano colori naturali spesso caratterizzati da maniche a sbuffo o colletti alla Peter Pan e i vestiti assumono un aspetto artigianale, ispirato alla letteratura classica.

Altro stile che in questi ultimi anni ha riscontrato una certa popolarità è Wave Aesthetics, di cui fanno parte la Vaporwave (corrente artistica che rappresenta con nostalgia un passato futuristico mai esistito), la Synthwave o Retrowave (che rievoca l’estetica neon Anni80 e le su icone cinematografiche) e la Dark Academia (che riprende l’atmosfera delle accademie inglesi del XIX secolo, tra toni scuri come il bordeaux e materiali in tweed o tartan.

Un altro stile totalmente opposto ai precedenti e il Blokecore, che propone t-shirt delle squadre di calcio note, sia come abiti sia come alternativa alle classiche magliette da abbinare a jeans e pantaloni.

Il tratto caratteristico di tutte queste estetiche è l’assenza di regole o limiti, che ne consente la continua espansione. Il fine non è solo comprendere le peculiarità di questi micro o macro fenomeni mondiali, ma piuttosto cogliere quanto sia importante per i giovani esprimere la propria identità, che si evolve di pari passo con il singolo individuo. La complessità e la varietà delle influenze culturali delle nuove generazioni si accomunano nell’incertezza del gusto personale e nel bisogno di reinventarsi giorno dopo giorno, almeno su Internet.

L’EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI BELLEZZA

Un noto detto dice “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, ma è davvero così?

Se da un lato è aumentata l’importanza dell’accettazione del proprio corpo, dall’altra ci si è resi conto che la bellezza non è un principio assoluto ma con concetto fortemente influenzato dal contesto storico e culturale.

Sebbene le case di moda si stiano progressivamente adeguando ai nuovi canoni di bellezza, staccandosi da quello stereotipo poco realistico che portava all’equazione “magrezza mezza bellezza”, la strada è ancora tanta da fare.

Com’è cambiato il bello? Nel corso del tempo i canoni di bellezza sono cambiati sia per gli uomini sia per le donne, mostrando una vera e propria evoluzione del gusto estetico riconoscibile in ciascuna epoca. Ecco una breve carrellata, dal 1800 fino ai nostri giorni:

  • Epoca Vittoriana: le forme morbide delle donne vengono estremizzate utilizzando corsetti strettissimi, al fine di conferire al corpo un’esasperata forma a clessidra; gli uomini invece corpulenti addirittura obesi erano l’incarnazione del più altro status sociale per la facilità di accesso al cibo.
  • Anni ’20: per la donna il seno diventa piatto, la vita minuscola e dunque una figura mascolina.
  • Epoca d’oro di Hollywood (anni ’30-’50): forme morbide con un ritorno alle curve e alla sensualità, dunque donne con seno grande, fianchi generosi e vita sottile (es. Marilyn Monroe, Sophia Loren); l’uomo invece corpo magro e longilineo con un leggero tono muscolare.
  • Anni ’60: fisico snello e slanciato per le donne con gambe lunghe e magre; l’uomo invece si fa crescere i capelli e non presta attenzione alla sua forma fisica seguendo il look delle rock star in voga in quel periodo.
  • Anni ’80: è l’epoca delle super modelle (es. Cindy Crawford) e viene promossa una fisicità atletica con un corpo sottile ma formoso; l’altezza assume un ruolo sempre più importante; per l’uomo è il boom del body building: corpo muscoloso e colpito.
  • Anni ’90: corpo asciutto e magrissimo per la donna e per l’uomo l’ideale dev’essere magro e muscoloso, non discostandosi particolarmente dall’ideale odierno.
  • Dal 2000 ad oggi: la cosiddetta “bellezza postmoderna”, caratterizzata da pancia piatta, magrezza sana, seno e sedere sodi, senza disdegnare la chirurgia plastica.

LA BELLEZZA COME ESPRESSIONE DI SÉ

Nell’era moderna, i mass media ed il processo di globalizzazione hanno permesso sia di mettere in contatto diverse idee di bellezza, sia di uniformare questi diversi modelli per renderli universalmente gradevoli.

Si parla infatti di Body Positivity che ha l’obiettivo di celebrare e normalizzare ogni tipo di corpo, indipendentemente dai modelli considerati standard. Grazie alla Body Positivity stiamo assistendo ad un nuovo concetto di bello, più realistico ed inclusivo. Oggi è infatti frequente osservare corpi non convenzionali di modelle curvy, con la vitiligine, smagliature, cellulite e, in generale, di ogni tipo, forma e dimensione su cartelloni pubblicitari, copertine delle riviste e sfilate di moda, dai piccoli ai grandi brand. I messaggi della Body Positivity hanno dimostrato come ogni corpo, proprio grazie alle proprie particolarità, sia una risorsa meravigliosa ed unica e quanto sia fondamentale apprezzare ed amare il proprio corpo.

La GenZ, infatti, oggi utilizza la bellezza come espressione di sé, rifiutando le convenzioni e accettando le imperfezioni, motivi per cui chiede ai brand maggiore autenticità.

Dunque, moda e bellezza sono strettamente collegate e cambiano nel corso delle epoche. I fattori culturali ed i mass media hanno il potere di orientare le scelte, indirizzare il pensiero dei consumatori, plasmare i nuovi modelli estetici e determinare le differenti tendenze.

Infatti, la GenZ sta rivoluzionando anche il settore beauty, promuovendo una bellezza priva di genere, sostenibile e personalizzabile.

Come emerso da un sondaggio globale sui consumatori di Mckinsey & Company, nel 2023 quasi la metà dei partecipanti appartenenti alla GenZ e ai Millennials si è trovata d’accordo nel dire di essere disposta a spendere di più per acquistare brand sostenibili, di alta qualità e inclusivi. Questo si traduce nella scelta di prodotti gender-free, con packaging e INCI eco-responsabili, accessibili in termini economici e pensati per essere personalizzati e adeguati alla propria personalità.

Ti è piaciuto l'articolo? Condividilo!
TAG:
bellezza,fashion
Riferimento negli ambiti di operational store nel settore fashion e luxury in Cavalieri Retail. Dal 2001 vanta un’esperienza nel settore moda e turismo. Due mondi ben distinti, ma che seguono logiche e strategie molto simili: realizzazione di un sogno, raggiungimento di uno status ed acquisizione di un’esperienza. Tutte leve sulle quali è necessario approfondire le competenze delle risorse coinvolte. In quest’ottica, ricerca e cura dei dettagli sono le sue caratteristiche peculiari.

Leggi di più: