Era il 2007 e in un inglese maccheronico “Pliiis visit de uèbsait, bat plis visit Italy” – che è rimasto scolpito nella memoria di molti – l’allora Ministro dei Beni Culturali con delega al turismo, Francesco Rutelli, presentava così in uno spot il restyling di italia.it¸ il portale dedicato al turismo nel Bel Paese voluto nel 2006 dal Governo Berlusconi e costato più di 45 milioni di Euro.
Se però la storia di italia.it è solo uno dei tanti esempi del rapporto complicato tra le politiche di promozione del turismo e gli strumenti 2.0 nel nostro Paese, non si può non rilevare come anno dopo anno il digitale acquisti sempre maggior importanza nel bilancio del turismo in Italia. Secondo la ricerca annuale dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano, nel 2019 il mondo del digitale è valso complessivamente 15,5 miliardi di €, in crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Non è una nicchia, ma una parte consistente del fatturato totale del settore, ed è trainato soprattutto da Hotel e trasporti: servizi essenziali per il turismo, affidati soprattutto alla promozione dei privati e spesso inseriti all’interno di grandi aggregatori e comparatori. Fanalino di coda sono le attività esperienziali, che forse a causa di una promozione insufficiente non riescono a far breccia nei cuori dei “turisti digitali”.
Il Piano Strategico del Turismo e l’innovazione digitale
Nel 2017 il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) ha pubblicato il suo Piano Strategico per il Turismo, valido per il quadriennio 2017-2022.
Il Piano individua proprio nel digitale uno dei campi in cui investire con maggior decisione: tra gli obiettivi individuati emerge anche “Rafforzare la digitalizzazione dei servizi di promozione e commercializzazione” del turismo. L’analisi degli esperti del Ministero evidenzia infatti come nei prossimi anni i millennials rappresenteranno la metà del turismo globale, e per raggiungerli con efficacia è necessario digitalizzare la comunicazione e i servizi.
Se nel mondo del Turismo inizia a muoversi qualcosa, il settore dei Beni Culturali si sta dimostrando invece meno ricettivo: una ricerca del 2019 l’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del PoliMi restituisce dei dati poco incoraggianti. Se infatti oltre 2 turisti su 3 (il 68%) consultano il web per scegliere i luoghi da visitare in vacanza, solo il 27% usa internet anche per acquistare visite guidate o biglietti per i musei, e anche gli strumenti digitale a supporto della visita si dimostrano ancora insufficienti o poco rilevanti.
Secondo Francesco Pagano, consigliere AIDR (Associazione Italian Digital Revolution) e Responsabile servizi informatici delle Scuderie del Quirinale “il settore della cultura registra un preoccupante ritardo nell’implementazione di strumenti e processi indispensabili per la valorizzazione del patrimonio culturale. Sia sotto il profilo della sua fruizione, sia sotto quello del potenziamento di strutture e procedure per la conservazione e valorizzazione.”: manca la pianificazione degli investimenti, ad oggi prevista solo dal 24% degli enti museali, e servono formazione e competenze sempre più trasversali.
Quello che è certo è che le nuove tecnologie offrono prospettive sempre più interessanti anche nel campo della valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Il 5G, ad esempio, aprirà scenari inediti e potenzialmente rivoluzionari: una connessione davvero stabile e veloce, capace di coprire tutto il territorio nazionale potrebbe rendere sempre più interattivi i luoghi del turismo e renderebbe possibile la fruizione di tour virtuali in tempo reale. Anche la blockchain rappresenta un campo su cui tenere gli occhi ben aperti, e secondo molti analisti potrebbe portare a nuovi modelli di business anche nel campo della promozione turistica, rendendo possibili strumenti di aggregazione dell’offerta alternativi a quelli dei grandi player. Ultima, ma non per importanza è l’Intelligenza Artificiale: dai chatbot capaci di interagire con l’utente in linguaggio naturale alla data science applicata alla profilazione e all’interpretazione delle preferenze di viaggio l’AI potrebbe diventare a brevissimo uno strumento irrinunciabile per tutto il mondo del Turismo e della promozione dei Beni e delle Attività Culturali.
L’Italia del futuro sarà insomma popolata da turisti 2.0, armati di visori per la realtà aumentata e accompagnati da guide turistiche robot? Improbabile: il fattore umano è fondamentale, e lo rimarrà ancora per molto. Non è un caso se il 39% dei millennials sceglie di affidarsi a esperti in carne e ossa per organizzare le vacanze.
Forse la ricetta segreta per il rilancio digitale del nostro patrimonio è tutta qui: investire nelle tecnologie e negli strumenti digitali tenendo sempre al centro l’esperienza e le competenze umane, che ci permettono di poter definire con fierezza il nostro Paese – come fece Rutelli nell’ormai celebre video – “The best country in the World”.
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